Quest’anno si celebra il Centenario della nascita dell’artista e intellettuale Giuseppe Zigaina con mostre, incontri, eventi, conferenze e dibattiti dal Friuli a Roma,nella fattispecie a Cervignano, Treppo Ligosullo, Trieste, Udine, Roma e Gradisca d’Isonzo attraversola collaborazione tra la Regione, l’Ente regionale patrimonio culturale Fvg (ErPacFvg) e il Comune di Cervignano: “è solo il primo passo verso la creazione di una rete, di una costellazione di luoghi ideali, del cuore e dell’arte della nostra terra” ha detto l’assessore regionale alla cultura, Mario Anzil.
In tale progetto lo scorso 24 maggio il Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Udine, Casa Cavazzini, ha inaugurato una Sala permanente dedicata all’artista.
Il Museo udinese affianca così Zigaina ad altri grandi artisti della nostra Regione che vedono delle Sale a loro dedicate quali Afro, Mirko e Dino Basaldella a cui sono dedicate due Sale al primo piano.
La Sala Zigaina è aperta al pubblico nei consueti orari di apertura del Museo, quindi dal martedì alla domenica dalle 10.00 alle 18.00. Chiuso il lunedì.
Le opere sono di provenienza del Comune medesimo che ne è il proprietario e ne sono state selezionate al momento otto (su venti) tra dipinti e disegni, in attesa di possibili ulteriori sviluppi: il Museo nel comunicato sottolinea come questa non è una “mostra”, ma una dedica, che consente ai visitatori di conoscere Zigaina attraverso un percorso..
In tale percorso spiccano le opere del periodo Neo-Realista, nella fattispecie sulle idee manifesto rivolte dall’artista ai braccianti attraverso mostre e testi rivolti ai braccianti e ai lavoratori del nostro Friuli, testi e mostre che divennero il manifesto di Zigaina delle loro lotte: un apice di tale poetica si vide alla XXVI° Biennale di Venezia nel 1952 attraverso il suo capolavoro Assemblea dei braccianti sul Cormor, braccianti in lotta e che subirono una pesante repressione; è un olio su tela di 3 metri per 2 e che possiamo ora ammirare in Sala Zigaina.
Braccianti in bicicletta facevano assemblee spiegando i motivi della lotta: in particolare il benessere per ognuno poteva provenire dai benefici delle bonifiche; si vedono nell’opera i lavoratori agricoli con delle vanghe insieme alla determinata volontà di emanciparsi dalla loro condizione di sotàns; così disse Zigaina ad Adriano Venturini: “Io sono stato anche una volta sul Cormôr e ho scritto anche una lettera ufficiale per questa gente, che veniva anche da paesi vicino a Treviso in bicicletta a lavorare qua, a Udine, e si portavano dietro quel qualcosa che consentiva a loro di sopravvivere. E in qualche modo, e quasi sempre in silenzio, non cantando allegri, erano lì, lungo questo fiumiciattolo, senza stipendio, perchè avevano deciso loro di allargare il fiume, di farlo scorrere normale, ed io ho sentito la necessità di parlarne anche nei miei disegni, nei miei quadri.”
L’opera è stata acquisita nel 1988 dal Comune di Udine per le proprie civiche collezioni attraverso il lascito di Antonio Marangoni, così come altre due opere neo-realiste di Zigaina visibili nella Sala ora allestisa, della serie Uomini che uccidono cavalli, entrambi dipintidel 1948, fase in cui l’artista fu vicino al Fronte Nuovo delle Arti e che rappresenta una delle sue versioni ispirate alla Battaglia di San Romano di Paolo Uccello conservata agli Uffizi.
L’opera sulla terza parete, Alessandra e la stella filante del 1966, fa parte di un ciclo degli anni Sessanta che rivela aspetti intimistici: fu l’anno in cui la XXXIII° Biennale Internazionale d’Arte di Venezia dedicò una Sala personale a Zigaina ove tale dipinto fu esposto insieme ad altre 16 opere.
La Sala di Casa Cavazzini è completata da disegni, sempre degli anni Sessanta, riferiti alle tematiche della Donna assassinata e del Dormitorio.
Al primo piano, non nella Sala, vi è esposta un’altra grande opera di Zigaina, Dal Colle di Redipuglia. Farfalla e anatomia del 1973, sempre legata al nostro territorio.
L’opera fu donata al Museo nel 2009 da un altro mecenate, Alba e Livio Fontana, collezionisti di Monfalcone, e che rievoca il dramma della prima Guerra Mondiale in Friuli Venezia Giulia ispirandosi al Sacrario Militare del Carso.